Il Festival Astiteatro raccontato dagli studenti del progetto di PCTO

Asti, venerdì 25 giugno 2021

L’opera drammaturgica  di Francesco d’Amore, sfruttando brevi estratti della vita di una coppia omosessuale di attori, vuole far riflettere lo spettatore sull’invidia (che tormenta l’uomo, portandolo a volte persino alla disperazione e dunque inesorabilmente al suo tracollo), sulla natura umana, sulla gelosia, sul tradimento, sulla sicurezza in se stessi, sul potere, sul controllo e sul fatto che non sempre grandi a personaggi corrispondano realmente grandi persone.

Il ritmo della sceneggiatura è ben calibrato, si prende i suoi tempi senza mai lasciare spazi vuoti, incuriosendo lo spettatore con la battuta che deve ancora essere recitata. La tensione e l’ansia suscitate nel pubblico si possono tagliare con un coltello per tutta la durata dell’opera. Accompagnano perà lo spettacolo in modo discontinuo; facendosi dimenticare a volte, per poi esplodere all’improvviso e raggiungere apici in altre. Viene utilizzato un linguaggio forte, crudo, diretto – anche se mai volgare od offensivo – e ben orchestrato dai tre protagonisti. Questo, aggiunge quella nota di realismo allo squarcio della vita dei personaggi, che ci vogliono raccontare quanto possa essere logorante una vita senza successo, senza identità o senza il giusto merito. L’ispirazione è tratta dalla vita di Mozart, simbolo di cambiamento, ed il suo maestro Salieri, archetipo della tradizione, che attraverso la loro sofferenza sulla supremazia dell’allievo ci trasmettono una forte amarezza, e un senso di fallimento.

Questi due personaggi vengono metaforicamente portati nel mondo moderno ed attualizzati con i nostri problemi quotidiani. Nell’opera sono il frutto di una serie TV – o telenovela -interpretati proprio da due dei protagonisti (una sorta di metateatro) che riversano le loro frustrazioni sulla loro parte da interpretare. 

Articolo redatto da: Matthias Giachino, Gaia Correggia, Cristina Cravero.

Foto di: Franco Rabino.