Il Festival Astiteatro raccontato da una volontaria

Asti, venerdì 25 giugno 2021

“Pensiero profondo” – aperitivo con l’artista – è una nuova iniziativa del Festival Asti Teatro 43. Per l’intera durata del festival, tutti i giorni dal 25 al 31 Agosto 2021, alle ore 18:00 al Diavolo Rosso, gli ospiti del Festival possono avere il piacere di trascorrere un’oretta insieme agli artisti. In un pittoresco cortile interno, separato dai rumori della strada cittadina, si trovano una decina di tavoli dove ospiti e attori possono chiacchierare sugli spettacoli, sul mondo della recitazione, sui temi che saranno poi affrontati la sera a teatro.

Lunedì 30, il Diavolo Rosso ha avuto l’onore di ospitare Woody Neri, attore della compagnia “Sotterraneo”, che il giorno seguente sarebbe salito sul palco del Teatro Alfieri per portare in scena: “Shakespearology: un’intervista impossibile”. Dopo aver parlato brevemente del suo incontro con la compagnia teatrale, spiegò come nacque il progetto che dopo circa un anno portò alla realizzazione dell’opera. Una cosa fu chiara fin da subito, ovvero che lo spettacolo sarebbe stato su Shakespeare, il più grande drammaturgo, commediografo, attore, teatrante – e chi più ne ha, più ne metta – che la storia probabilmente abbia mai visto. Ogni giorno Woody Neri riceveva nuovo materiale (ritagli delle opere di Shakespeare stesso, delle innumerevoli biografie scritte su di lui) e circa una volta ogni 20 giorni, avveniva “quella che noi chiamavamo la centrifuga”: da molto materiale di partenza, tentava di stendere un copione. Inizialmente non sapevano come impostare lo spettacolo, “cercavamo analogie tra la sua vita e la mia”, così infine fu deciso che sarebbe salito sul palco e sarebbe stato: “Shakespeare: un’intervista impossibile”. Indispensabile per la realizzazione del progetto, fu un’antologia su Shakespeare, scritta in inglese e trovata al National Museum da Woddy Neri stesso, durante una gita a Londra. Voleva toccare con mano i luoghi in cui questa “icona” visse; a partire proprio dal Globe Theatre.

E fu così che, tentando di trattare Shakespeare come uno dei suoi personaggi, con l’obbiettivo fisso in mente di “non far annoiare lo spettatore, di qualunque ceto sociale egli fosse” e tentando di combinare e concentrare in un unico spettacolo quante più emozioni possibili, si arrivò a “Shakespearology”.

“Perché con le commedie di Shakespeare non si ride” e “con le [sue] tragedie si finisce sempre per ridere per alcuni brevi episodi.”

Articolo redatto da: Carnovale Arianna.